mercoledì 27 febbraio 2013

STORIE DI ALTRI - STORIA N.4



Non aveva mai immaginato che sarebbe andata a finire così.
Aveva fatto in modo di tenersi al sicuro da qualsiasi tipo di fregatura, ma con gli uomini, si sa, la prudenza non è mai abbastanza e poi quando si è naturalmente inclini alla fiducia, per forza di cose non si può essere troppo prudenti. Era solo una ragazzina quando aveva raggiunto la nitida conclusione che solo lui riusciva a farle tremare le gambe. Ma era solo una ragazzina.
Gli anni nel frattempo passarono fluidissimi come acqua su uno scoglio. E loro due erano diventati amici. Una spontanea sintonia li portava ad approdare sullo stesso pensiero, a parlare poco ma a viversi tanto. Rimanendo amici. I flirt di lui si avvicendavano come storie che passano senza lasciare traccia e lei non ne soffriva perché era custode di una verità inespugnabile: loro due erano speciali insieme e se fossero stati sempre amici e null’altro sarebbe stato ugualmente splendido.
Si fa fatica molte volte a tenersi dentro un segreto, soprattutto quando sembra di farsi una violenza negando a se stessi che no, non è proprio lui quello che ci fa sentire veramente in pace con il mondo. Ma nemmeno questo cambiò le cose. Una confessione non si trasforma necessariamente in una messa in discussione. E ci sono rapporti che nascono per essere incisi nella pietra. Non cambiò nulla nemmeno nel periodo in cui vissero in città diverse, perché c’era sempre qualcosa a portarli l’una verso l’altro. Lei custodiva il calore di un bacio rubato in una sera alcolica e nessuno dei due lasciava spazio all’imbarazzo, perché amare significa anche questo, non vergognarsi mai di se stessi, non pentirsi e saper ammettere che non è tempo per noi.
Ma quel tempo arrivò e loro due si amarono con la fretta che consuma, con la convinzione che inginocchia, con l’urgenza che affanna. Si amarono tanto da dire di conoscere la felicità. All’improvviso sembrò che qualsiasi cosa nel mondo avesse trovato la sua collocazione. A lei sembrò di sorridere come non aveva mai sorriso nella sua vita e lui svelava una serenità tutta nuova. Si dissero moltissime cose, si confidarono segreti e fecero promesse  nell’intimità del loro spazio sacro.
Fino a quando un vaso di cristallo fragilissimo si ruppe spargendo intorno i pezzi di quello che sembrava l’imbocco di un sentiero verso la vita vera.
Lui perse tutta la coerenza e la decenza, negando chiarimenti e sfuggendo a spiegazioni. Ma in fondo cosa c’era da spiegare? Come le nuvolette dei sogni svaniscono in una folata di vento, anche le persone si perdono, spazzate vie dalla debolezza. Perché c’è debolezza in chi smette di essersi sincero. E codardia nel mettersi a riparo all’improvviso.
Lei smise di essere lo stesso battito del loro unico cuore, lei lo perse il cuore, mummificata in una immobilità che le rendeva difficile qualsiasi cosa.
E improvvisamente fu chiarezza. Non c’è rapporto che può trascinare una persona al di sotto della sua dignità. Eppure succede, di avvilirsi, deprimersi, annullarsi per la delusione di aver perso qualcuno. Non ci sono frasi fatte che medicano le ferite. Né vendette che ripagano le lacrime. La vita è una casualità, che avvicina due esseri nel momento in cui possono solo assaporare il gusto più dolce della loro unione, e li allontana bruscamente per rendere più indolore la separazione. È un po’ come quando si tira via un grosso cerotto. Fa un male cane, brucia e probabilmente lascerà un livido che metterà un po’ ad andare via. Ma il cerotto intanto lo hai tolto.
Lui aveva dimenticato tutto, l‘amicizia, i baci rubati, i segreti confidati, la familiarità che permette di capirsi ad uno sguardo e l’amore arreso all’evidenza. Aveva negato che tutto questo fosse accaduto ed era stato rapito da un altro amore che arriva e brucia.
Ognuno ha la sua strada da percorrere, e lei scelse di andare via, lo fece giusto in tempo per evitare di assistere alla fiera della felicità. Lui e l’altra si sposarono…e lei invece imparò a rinunciare all’unica persona che avesse mai avuto fino a quel momento il senso di essere scelta.
Per fortuna nella vita si può accantonare, puntellarsi sulla propria forza e rialzarsi, tenendo sempre caldo il ricordo di quello che ci cambia. Perché è con il rifiuto che la gente impara a crescere.
E si può lasciare che tutti pensino che le cose vanno così, ci si ama, ci si lascia, ci si riprende, ci si dimentica. Perché il mondo fuori potrà avere solo la presunzione di conoscerci.
Seppellire una persona in fondo al cuore significa, oltre che smettere di amare (perché si può smettere di amare!), anche imparare a non odiare. È semplicemente seppellire, nel posto più vicino a noi stessi. Perché puoi cancellare qualsiasi cosa, ma il cuore resta sempre lì a custodire le spoglie di quello che non sei più.

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